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Bunkerwart
David Vivarès
14 febbraio 2016
Ecco il primo romanzo di fantascienza che pubblichiamo.
Nel mezzo del XXI secolo, un gruppo di sopravvissuti vive recluso – al riparo in una fortezza sotterranea, in un paese germanico indeterminato.
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L’Ordine terribile che regna nel rifugio è la replica in miniatura della dittatura neofascista che ha preso il controllo in superficie, facendo ribaltare il mondo nella guerra totale. Ma questo ambiente da rifugio, dapprima sotto controllo, non è al riparo da incidenti, tanto tecnologici quanto temporali o psichici…
Dopo millenni di uno strano "stato cristallizzato", i sopravvissuti sboccano su di un nuovo mondo irriconoscibile. Le loro peregrinazioni nella distesa di queste terre mobili, li modellano poco a poco in una nuova forma di umanità. I personaggi si emancipano dalla loro vecchia vita di "creature di guerra". Giocano, si strutturano in grappoli, in gruppi. Reinventano modi di cooperazione e di essere. Al punto di rivelarci un meraviglioso segreto: l’umanità deve ancora avvenire.
L’etichetta "fantascienza" è posta un po’ troppo in fretta. Si tratta piuttosto di una specie di Robinsonade, proiettata poco dopo la nostra epoca. Di un racconto apparentemente innocente, di un’allegoria dal progetto più politico, che ci rivela – in modo speculare – la nostra terribile accettazione dell’ordine del mondo.


David Vivarès empile ici des phénomènes d’hybridation où l’espace mélange terrain de jeu, asile de fou et Babel-Babylone. Le lecteur essaiera de retrouver son chien et d’interpréter le principe d’hospitalité dans un labyrinthe – même si rappelle l’auteur en préambule, le bunker impose un ordre. Au milieu des victimes ou bourreaux, croiser des quantités de corps et leurs récits devient très instructif et pas seulement du point de vue anatomique: surgissent des questions morales, sentimentales, politiques et même métaphysiques. Le tout dans un montage où se mêlent différentes narrations, soliloques et dérives. Chacune d’elles devient un angle de pensée pour mesurer plus justement l’espace de réclusion, d’enfermement – culture aidant. S’y découvre une collectivité dont la communauté est inavouable. Elle ne laisse ni les corps ni les âmes indemnes là où pourtant l’objectif est non seulement de survie mais de sur-vie puisque le livre s’ouvre vers le dehors, l’ordre de la nature et la liberté qu’il entend. La fiction apocalyptique débouche sur des questions sérieuses – plus sérieuses que nous – dont justement le «Qui, nous?». Elle rend compte de périmètres à l’intérieur du périmètre comme ensuite à l’extérieur en construisant un monde qui dans sa première partie n’existe – du moins on voudrait l’espérer – nulle part ailleurs que dans ce théâtre de papier. Voire…
(Jean-Paul Gavard-Perret)


Filosofo di formazione e bibliotecario, David Vivarès pubblica qui il suo primo romanzo, senza preoccuparsi dei codici di genere per meglio associare la forza dell’immaginazione fantastica e gli omaggi letterari celati – dalle ossessioni di A.Schmidt alla mania di K.Dick – con la costante preoccupazione di tener insieme la finzione saturata e il richiamo – subliminale – al risveglio libidico dello spirito collettivo.


TxTi è una collana di testi dalle forme e tipologie varie, nella cui pubblicazione si trovano inserite delle immagini, realizzate da artisti.
Accompagnano la presente pubblicazione, 2 immagini realizzate da Laura Solari ↩, e una ventina di antiche incisioni.

Un articolo sulla fabbricazione di questa collana su l’atelier dasein ↩.
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Le prime 20 pagine
971.30 kB
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disegno letterpress libro testo TxTi David Vivarès condividere

INFORMAZONI
Collana: TxTi#002
Stampa della copertina
pressa tipografica Heidelberg
da Cascio editore (CH - TI)
su carta iridescente;
interno su munken
naturale 110 gr.
Formato: 14,8 x 21 cm
Spessore: 1.7 cm
Peso: 224 gr
Tiratura: 380 es.
230 pagine